Per gestire efficacemente le relazioni istituzionali, è essenziale che le aziende strutturino una funzione dedicata a questo ambito, spesso indicata come “Public Affairs” o “Government Relations”. Questa funzione deve essere chiaramente inserita nell’organigramma aziendale, con compiti specifici e una posizione che garantisca indipendenza rispetto ai ruoli più esecutivi. Infatti, collocare questa responsabilità sotto figure con potere esecutivo potrebbe compromettere la trasparenza e l’indipendenza necessarie.
Un altro aspetto fondamentale è l’aderenza ai valori aziendali. Le imprese devono adottare codici etici e politiche interne che regolamentino le relazioni istituzionali in modo chiaro e trasparente, affinché il modo in cui vengono gestite rispecchi i principi etici dell’organizzazione. La compliance deve essere al centro della strategia aziendale, con l’adozione di procedure formali e strumenti come il Modello 231, che identifica e gestisce i rischi di corruzione.
Italia, il tema del lobbying non è ancora regolamentato in modo adeguato. Negli ultimi decenni, sono stati presentati oltre 100 disegni di legge, ma nessuno di questi è stato approvato. Il risultato è un processo decisionale opaco, che spesso consente un accesso privilegiato a certi gruppi di interesse economico. In mancanza di una normativa chiara, sarebbe auspicabile l’introduzione di un registro pubblico e obbligatorio in cui i lobbisti debbano registrarsi e rendere trasparenti i loro incontri con i decisori pubblici. Ciò permetterebbe un monitoraggio pubblico e ridurrebbe il rischio di conflitti di interesse e corruzione.
Un aspetto chiave è la trasparenza, che deve essere garantita non solo nei rapporti diretti tra l’azienda e le autorità, ma anche nei contatti indiretti, ad esempio quando si utilizzano consulenti o intermediari. In questi casi, l’azienda dovrebbe considerare tali figure come veri e propri fornitori, applicando le stesse procedure di selezione e tracciabilità che si applicano ad altri fornitori di beni e servizi. A livello operativo, l’adozione di procedure interne e istruzioni operative chiare è essenziale per regolamentare la gestione dei rapporti con le autorità pubbliche.
Oltre alle norme, è importante che le aziende promuovano una vera e propria cultura della legalità, che vada oltre il semplice rispetto delle leggi. La trasparenza deve essere vista come un valore centrale, e non solo come un obbligo imposto dall’esterno. In assenza di una regolamentazione specifica, molte imprese stanno già adottando standard internazionali come l’ISO 37001 per la lotta alla corruzione, introducendo processi che garantiscono la tracciabilità e trasparenza dei rapporti con le autorità.
Questo approccio diventa ancora più rilevante nel contesto della crescente attenzione verso gli obiettivi ESG (Environment, Social, Governance). In settori regolamentati come il farmaceutico e l’alimentare, il rapporto con i decisori pubblici deve essere gestito come parte integrante della strategia aziendale ESG, garantendo trasparenza e documentazione adeguata.
In mancanza di una normativa chiara e specifica sul lobbying, le aziende devono adottare misure proattive per strutturare adeguatamente le proprie relazioni istituzionali. La trasparenza e la compliance sono aspetti centrali, e le imprese devono farsi carico di implementare politiche interne che garantiscano il rispetto delle leggi e dei valori etici aziendali. Anche in attesa di una regolamentazione più chiara a livello legislativo, è possibile lavorare con standard internazionali e buone pratiche per ridurre i rischi legali e reputazionali, garantendo al contempo un dialogo trasparente e responsabile con le autorità pubbliche.