INSTITUTIONAL RELATIONS SDGs COMMUNITY – GLI HIGHLIGHTS DELL’INCONTRO

Martedì 20 febbraio 2024, presso la CEOforLIFE Club House di Roma, in Piazza di Monte Citorio 116, si è tenuto l’Opening Meeting della Institutional Relations SDGs Community. In questo incontro, incentrato sul tema del “Protocollo di Trasparenza: dialogo con le Istitutizioni”, i partecipanti sono stati chiamati a settare i primi obiettivi che la Community vuole portare avanti durante tutto il suo percorso.

A dare il benvenuto è stato Marco Gallo, SDGs Leaders: “Cercheremo di poter dire la nostra, perché chi più di voi ha l’esperienza per poter proporre modifiche ed elementi innovativi in materia normativa? Dobbiamo arrivarci con un qualcosa di concreto e questi incontri di lavoro servono anche a questo”.

Paolo Longhi, Sustainability Mentorship: “Il leader del futuro avrà una guida orientata al give back e noi proveremo ad allenarlo attraverso diversi momenti”.

L’analisi di contesto, invece, è stata affidata alle parole di Giulio Lo Iacono di ASviS: “Siamo a metà strada dell’Agenda 2030, anche se le guerre e la pandemia hanno rallentato il raggiungimento degli obiettivi”.

A seguire, è iniziata la Round Table “Le imprese a confronto”, introdotta e moderata da Simone Dattoli, Inrete: “Nella scorsa legislatura siamo andati vicini ad una legge sulla rappresentanza di interessi. L’attività di lobbying è efficace sui temi aziendali ma deve essere guidata dall’etica”.

Ivo Tarantino, Haleon: “Ci siamo dotati di una serie di strumenti per regolamentare la nostra attività di public affair e di relazione con le Istituzioni”.

Patrizia Carrarini, INTRUM: “La finanza ha un impatto forte sulla salute del paese. Il nostro è un settore particolare e complesso che necessita di un approccio normativo: pubblico e privato devono fare sistema”.

Sabrina Baldanzi, Grünenthal Italia: “I privati hanno fatto tanta strada per arrivare ad una regolamentazione del settore, a volte è mancato il pubblico. In Italia siamo in ritardo rispetto agli altri Paesi e dovremmo applicare gli approcci che già sono in atto in maniera efficace”.

Francesca Natalini, Lundbeck Italia: “C’è mancanza di trasparenza e di una normativa sulla figura del lobbista che è reale interesse della Comunità. Lavorando nel settore farmaceutico psichiatrico cerchiamo di rimuovere lo stigma intorno alle persone affette da patologie della mente”.

Benedetta Celata, Sogin: “Tante volte abbiamo parlato di trasparenza che deve permeare tutti i processi e le attività. Per la prima volta in Italia abbiamo organizzato una consultazione pubblica per collocare il nostro Deposito Nazionale”.

Rosellina Panebianco, Teleperformance Italia: “Il nostro mercato è poco regolamentato ma dal 2011 abbiamo adottato il Global Compact con focus su diritti umani e le nostre Persone”.

Alessandro Paoletti, SAP: “Ci impegniamo non solo ad essere sostenibili ma cercando di far sì che i nostri clienti siano sostenibili. Nei confronti del decisore mi chiedo qual è il valore aggiunto che noi diamo? Non è necessaria una legge perché sia una legge, ma che il decisore prenda consapevolezza che noi siamo un valore aggiunto”.

Renzo Iorio, ANAS: “Per quanto riguarda la mia esperienza, stiamo curando la realizzazione di autostrade soprattutto in paesi terzi. Abbiamo codici di trasparenza e questa è una realtà che apporta in questi paesi sensibilità in ambito di sostenibilità. Possiamo, quindi, esportare questo tipo di sensibilità, che può essere un traino per altre realtà”.

Marco Mannocchi, Neste: “La nostra strategia ci ha consentito di essere negli ultimi 15 anni di essere tra le aziende più sostenibili al mondo. Mi soffermo sul nesso tra public affairs e sostenibilità. Nel report di sostenibilità viene stilato un elenco degli stakeholder, lo scopo dell’engagement e il contenuto. È uno sforzo importante che permette di essere trasparenti nei confronti dei cittadini e di chi si interessa”.

Mario Castagna, BASF: “Il lavoro di lobbying e advocacy che portiamo avanti è soprattutto di filiera. Il vero elemento che manca è un po’ di autocritica, poiché come si diceva una cattiva legislazione è frutto di cattivo lobbying. L’attività di lobbying potrebbe essere vista anche come collaborazione tra le aziende per una legislazione meno verticale”.

Claudia Volpato, JAKALA Civitas: “Abbiamo parlato tanto di trasparenza, ma il vero obiettivo dovrebbe essere la crescita della fiducia nel pubblico e nelle istituzioni e che quindi le decisioni siano prese in maniera etica e sostenibile”.

Roberto Race, Deloitte: “Il problema, a mio avviso, è che c’è un problema di regolamentazione da parte della politica. La complessità dei temi che sono emersi anche oggi non rispecchia le competenze all’interno della pubblica amministrazione. Quindi è fondamentale fare lobbying e advocacy”.

Gabriele Schiavello Bertucci, Saint-Gobain Italia: “Questo aspetto culturale quanto è dipeso da esempio dei giornalisti che usano l’accezione lobbista in maniera negativa. Sul discorso dei giornalisti credo che abbiano l’importante compito di usare la parola correttamente per cambiare culturalmente”.

Massimiliano Colognesi, BAT: “Abbiamo un protocollo internazionale con cui cerchiamo di limitare le comunicazioni o alcuni enti decisori. Non mi piace il termine lobbista, siamo rappresentanti di interessi, con la rappresentanza di interessi che è alla base della democrazia”.

Gabriella Favuzza, Renault Italia: “Credo che quello che sta emergendo è che le aziende sono più pronte rispetto alle istituzioni. Evidentemente quello che manca è il comprendere il valore aggiunto che un confronto, se trasparente e corretto, può apportare all’efficacia del quadro normativo che dovrà essere scelto dal decisore pubblico”.

Antonio Sfameli, Ericsson: “Sul tema dei rapporti con il pubblico, bisogna distinguere il lobbista dall’affarista. Il lessico è molto importante. In Italia non riconosciamo la professione di lobbista, ma la insegniamo nelle università. Per questo è necessario anche un lavoro di cultura”.

Alfonso Siano, Intesa Sanpaolo: Ci siamo dotati di un codice di condotta e di comportamento di Gruppo, come moltissime imprese. Siamo parte delle 100 aziende più sostenibili al mondo. Credo che comunicazione e advocacy siano tutti termini correlati. Il nostro gruppo restituisce moltissimo al territorio (e questo è sostenibilità) con iniziative di impatto sociale”.

Terminata la Round Table i partecipanti hanno preso parte al gruppo di lavoro, concentrandosi attivamente sull’analizzare needs e proposte. Tra i punti emersi più importanti: condivisione del draft legislativo, miglioramento processo legislativo, Tavoli di lavoro istituzionali strutturati per affrontare tematiche strategiche per il paese e chiara definizione del ruolo dei portatori di interesse e del decisore politico. Ma ancora, certificazioni, Position Paper delle aziende della Community e Commissioni dedicate all’analisi d’impatto economico per il paese.

A chiudere l’incontro, lo speech dell’Onorevole Alessandro Cattaneo: “Su questa tematica c’è sicuramente un vuoto normativo e credo che il legislatore debba essere nella direzione dei cambiamenti”.